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La Galleria Vittorio Emanuele II di Milano si fa bella per l'EXPO

ll salotto di Milano si rifà il makeup per EXPO 2015. L'appuntamento con l'Esposizione Internazionale è l'occasione per celebrare un importante anniversario.

Era il 1895 e veniva posta la prima pietra di quella che i milanesi chiamano semplicemente Galleria ovvero la copertura dei quattro bracci che separano Piazza Duomo da Piazza della Scala. All'epoca i lavori durarono due anni e videro impegnate mille persone. Non era stata ancora realizzata l'arcata monumentale su Piazza Duomo. Al centro dell'Ottagono, questo il nome dato all'incrocio centrale dei quattro bracci, è sempre rimasta sepolta una cassetta di piombo con monete dell'epoca, l'atto firmato dal re e i disegni del progetto. Per sovvenzionare l'impresa, sempre rimandata, nel 1959 Vittorio Emanuele II aveva autorizzato il Municipio di Milano ad emettere una lotteria di 2 milioni di biglietti da 10 lire l'uno destinando il ricavo della vendita alla realizzazione della congiunzione di Piazza Duomo e Piazza della Scala dove sorge Palazzo Marino che nel 1861 sarebbe diventato sede del Comune. Fu un escamotage non così redditizio come si auspicava, ma che ebbe il merito di far parlare molto la stampa e di rendere i Milanesi più informati e partecipi dei progetti municipali.

Oggi il restauro della Galleria Vittorio Emanuele II è durato 13 mesi grazie ad un cantiere aperto 24 ore su 24 e a impalcature “volanti” e lavori “invisibili” che non hanno interferito con la quotidiana attività della Galleria all'interno della quale, tra l'altro, si trovano attività commerciali importanti e grandi marchi che hanno contribuito consistentemente al restauro pagando ingenti canoni d'affitto.

Fu il re Vittorio Emanuele II in persona a porre la prima pietra della Galleria per la progettazione della quale venne indetto un concorso internazionale vinto dall'architetto Giuseppe Mengoni il quale propose una lunga galleria attraversata da un braccio, con al centro dell'incrocio una grande "sala" ottagonale. La copertura prevedeva una ossatura in ferro rivestita di vetro. In quegli anni Milano voleva conformarsi ad una immagine internazionale e l'architettura del ferro cominciava ad essere all'avanguardia.

Durante i lavori per la copertura della Galleria un incidente fece scivolare Giuseppe Mengoni da una cupola nel corso di una ispezione. Tra le voci che circolarono ci fu anche quella di un suicidio dell'ideatore in seguito alle aspre critiche al progetto.

La Galleria con i suoi caffè divenne ben presto il salotto di Milano e durante il 1914 ed i primi mesi del 1915, immediatamente precedenti l’entrata dell’Italia nella Prima guerra mondiale, fu sede di manifestazioni di interventisti e pacifisti, spesso culminanti in zuffe. Uno dei tafferugli in Galleria venne immortalato dal futurista Boccioni nellla tela Rissa in Galleria. Nel 1919 il diciannovenne anarchico Bruno Filippi morì dilaniato dalla sua bomba esplosa mentre entrava nel caffè Biffi, noto per essere frequentato dai ricchi milanesi, cercando di compiervi un attentato. Alla Galleria è legata anche una tradizione secondo cui ruotare su se stessi stando col tallone del piede destro sui genitali del toro ritratto a mosaico entro lo stemma della città di Torino sul pavimento dell’Ottagono della galleria, porti fortuna. Questo rito scaramantico, ripetuto centinaia di volte al giorno dai passanti, principalmente turisti, usura velocemente l’immagine del toro che deve essere ripristinata frequentemente. In realtà l’antica tradizione milanese prevedeva di strisciare il piede sullo stemma soltanto la notte del 31 dicembre a mezzanotte.

Darsi appuntamento a Milano significa, spessissimo, vedersi sotto l'arco della Galleria in Piazza Duomo. Non avete idea di quanta gente sosta lì, ammirando il Duomo, spesso riparandosi dalla pioggia e guardando l'orologio. Storici bar, negozi di grandi stilisti, librerie storiche, grandi etichette musicali e noti fast food catturano lo sguardo dei passanti che dimenticano di alzare la testa per ammirare i meravigliosi affreschi, le statue, le decorazioni. Tutti gli esercizi commerciali che hanno vetrine aperte sulla Galleria devono avere le insegne delle vetrine uniformi con scritte oro su fondo nero.

Da gennaio per rendere partecipi cittadini e viaggiatori dell'importante restauro di uno dei simboli milanesi è partito il progetto “In Galleria” che intende dar voce in modo nuovo al recupero di un bene artistico con visite guidate al cantiere. “Il nostro lavoro – ha detto l’architetto Marco Sobrero, responsabile del restauro, ha coinvolto due squadre di restauratori che lavorano giorno e notte su un carro ponte mobile, ideato da Percassi, che viene spostato nottetempo e che ci consente di operare senza mai interferire con le attività commerciali”. Praticamente un lavoro fatto “volando”, senza che cittadini, turisti e commercianti ne abbiano mai risentito, e senza mai danneggiare il bel pavimento a mosaico restaurato anni fa. Sobrero ha spiegato che è stata fatta una analisi approfondita delle testate di ingresso, delle superfici interne e delle complesse decorazioni di una architettura artistica prevalentemente neo manierista, riconoscendo le parti originali, distinguendo la pietra dal cemento decorativo, studiando intonaci e opere d’arte. Una mappatura precisa che resterà patrimonio della Città di Milano cui verrà anche consegnato un piano di manutenzione, con il consiglio di effettuare una bella spolverata almeno ogni cinque anni.

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Fonte: www.bed-and-breakfast.it

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