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Beefheart

1

   anzivino GATTINARA (VC)

visitato Sabato 30 Settembre 2006 a pranzo

Quando ho prenotato conoscevo l'azienda vitivinicola Anzivino solo dal punto di vista enologico, ignorandone completamente l'aspetto agrituristico/culinario; confesso quindi che la scelta è avvenuta un po per caso ed un po alla cieca ma, come accade, quando si improvvisa, affidandosi all'intuito, spesso si finisce con l'azzeccarci; almeno in questo caso, per noi, è stato così.
L'agriturismo è magistralmente ricavato dal recupero edilizio di quella che in passato era una antica distilleria alle porte di Gattinara. Oggi l'intera struttura comprende aree ristorazione interne ed esterne, camere da letto per gli ospiti, laboratori e magazzini per la vendemmia e l'abitazione privata. Niente male davvero; soprattutto considerando il perfetto stato di manutenzione delle aree visitabili e la cura con la quale sono allestiti gli arredi, i balconi fioriti e quant'altro concorra a rendere l'idea della perpetuazione della tradizione contadina, compatibilmente trasposta nella realtà odierna.
Pur non riservando pioggia, la giornata non è delle migliori, di conseguenza i coperti esterni non sono allestiti. Al contrario, i commensali vengono accolti all'interno di una deliziosa saletta, rustica ed accogliente come poche, situata al piano terra. I soffitti sono a volta, in mattone pieno a vista ed i muri in pietra a vista. La sala non è enorme e ciò contribuisce a rendere ancora più "caldo" ed intimo l'ambiente. Una delle due pareti lunghe abbandona la pietra viva per mostrare un bianco ed immacolato intonaco e dei bei finestroni panoramici che consentono al commensale di vedere all'opera il vignaiolo, in piena attività di vendemmia, mentre scarica l'uva nel torchio. Condivisibile la scelta delle tovaglie e delle stoviglie, entrambe assai dignitose, elegantemente rustiche e piacevolmente consistenti al tatto, sia a livello di stoffe, che di porcellane, che di cristalli. Le sedie in legno, particolari, con tanto di braccioli e cuscini imbottiti e ricamati, contribuiscono ad avvolgere l'avventore in una situazione accogliente ed a dare l'idea di domestica ospitalità. A completare l'opera i centrini bianchi, ricamati all'uncinetto, disposti nei sotto-piatti di simil metallo antico e la schiera di nobili bottiglie, (frutto del duro lavoro del vini-viticultore) a fare bella mostra di se su di un vecchio mobile in legno bruno che funge da credenza.
Ma la "chicca", arredativamente parlando, sta nell'impianto di illuminazione: scartato l'utilizzo di lampadari più o meno classici, da Anzivino hanno optato per una soluzione tanto originale quanto esteticamente interessante. La tensione della corrente elettrica viene modulata, con un trasformatore, in basso voltaggio e trasportata per mezzo di una coppia di sottili cavi paralleli, uno positivo ed uno negativo, che corrono lungo tutta la sala ad altezza lampadario e dai quali penzolano, un po qua e un po la, in corrispondenza dei tavoli, semplici coppie di cavetti conduttori che da un'estremità fanno contatto col cavo portante per mezzo di un banale moschettone e, dall'altra, convergono in normali lampadine che, con un semplice paralume, irradiano una luce morbida, non aggressiva e conciliante.

In questo contesto abbiamo assaggiato alcune ottime portate, direttamente tratte dalla tradizione locale e, in alcuni casi, sapientemente riviste e personalizzate dal cuoco.

Appena arrivati e fatti accomodare ci è stato servito un aperitivo a base di mousse di peperoni, accompagnata da pane integrale casereccio con i semi di girasole ed un apprezzabile Maulet: vino bianco di produzione propria, ricavato da un mix di Erbaluce (o "Greco" che dir si voglia) e Chardonnay. Non male la mousse. Discreto il bianco.

Poco dopo è stato il momento dell'antipasto...
Su di un piattone dal generoso diametro hanno trovato posto nell'ordine:
- salumi vari, di produzione propria, che giudico sempre golosi ed irrinunciabili
- lardo aromatizzato al pepe, favoloso al gusto ed incorporeo al tatto
- peperone dolce nano, dalla Francia, ripieno di crema di formaggio aromatizzato alle erbe. Sublime.
- crostino guarnito con funghi porcini trifolati. Ottimo oltre che di stagione.
- crostino con patè di fegato di cinghiale. Ottimo anche lui.
- sformatino di anatra in gelatina con pezzettini di sedano, zucchina e peperone. Molto sfizioso.
- castagne calde glassate con scorzette di arancia e pepe rosa. Eccezionali.
- filettino di trota in carpione. Non male.
Il tutto accompagnato da un paio di calici di Caplenga: rosso di produzione propria, ottenuto dall'unione di Nebbiolo, Croatina e Bonarda dei vitigni della zona. Essenziale, austero ma gradevolissimo.

Come primo, sempre per rimanere sulle primizie stagionali, abbiamo optato (purtroppo?) per i tagliolini ai funghi porcini che si sono haimè dimostrati non all'altezza delle altre portate nè per qualità nè per quantità. In alternativa avremmo potuto scegliere tra l'immancabile risotto alle due tome, e le tagliatelle al conglio.
Abbiamo accompagnato i tagliolini con dell'ottimo Tarlo: rosso di produzione propria, anch'esso ottenuto dall'incontro tra Nebbiolo, Croatina e Bonarda, coltivati sulle pendici prealpiche del gattinarese ed invecchiato da subito e per cinque mesi in rovere francese. Eccezionale.

Per secondo abbiamo ordinato: un brasatino di asino al Bramaterra (altro rosso corposo di produzione propria) con polenta ed un arrostino di maiale al latte con patate al forno. Entrambi veramente ottimi e soddisfacenti; rigorosamente accompagnati da un ineguagliabile Gattinara docg del 2001.

Come dolce abbiamo degustato il golosissimo tandem costituito dal più classico ed apprezzato degli strudel in coppia con una tortina calda alle mele, entrambi imbiancati da una discreta spolverata di zucchero a velo ed accompagnati da una delicata crema pasticcera casalinga.

Non disponendo di un passito, abbiamo concluso con uno Zibibbo siciliano, caffè e grappa di nebbiolo.
Il tutto per 32 euro a testa.

Nel complesso apprezzabile e meritevole

Ambiente:
Bere:
Mangiare:
Servizio:
Prezzi:
2

   buscone VARZI (PV)

Provato il giorno 04-06-2006 a pranzo

Difficile da raggiungere ma carino, il Buscone si trova imboscato in un paesino-ino, in provincia di Pavia, di nome Bosmenso Superiore. In tutto saranno una dozzina di case, tra le quali, il ristorante, appunto, immerse tra boschi e colline dell'appennino ligure-emiliano.

Dopo alcune ore di auto, vista la bella giornata, si è deciso di mangiare all'aperto nell'apposita veranda e questo mi ha impedito di osservare e valutare il locale nel suo interno.
La veranda, circondata da due pareti su quattro e da un muretto basso, è in realtà molto semplice e minimalista. Probabilmente, in origine, essa era un garage o una rimessa di qualche tipo. Oggi, appunto è stata convertita in sala da pranzo aperta, capace di contenere una trentina di coperti. Le pareti, liscie, non presentano nessun tipo di decorazione, fatta eccezione per una serie di gerani in vaso che fanno bella mostra di sè lungo il muretto basso che delimita l'area. Idem per quanto riguarda arredi ed accessori. Doppi calici di modestissima fattura, doppie forchette, piattone ovale bianco liscio, tovaglioli e tovaglie di stoffa normalissima. Tutto molto semplice e lineare.
Il commensale si ritrova seduto, a mangiare, in mezzo al piccolo centro di questo borgo antico, dove vegetazione e case in pietra dominano incontrastate e dove il traffico veicolare è pari a zero. Niente male.

Il menu alla carta non esiste e le ricette disponibili vengono elencate a voce dal personale, che, generalmente, non esita a proporre gli assaggi omnicomprensivi di tutto ciò che propone la cucina.

Così è stato, tant'è che ognuno di noi, dopo aver gustato un degno antipasto a base di:
- salumi vari di produzione propria (non male);
- peperoni grigliati (niente di eccezionale);
- frittatina agli zucchini (buonina);
- tortino di riso (deludente);
- insalata russa (eccezionale);

ha potuto dedicarsi anima e corpo ad un validissimo tris di primi, composto da:
- risotto allo zafferano con asparagi e fiori di zucca, mantecato con del formaggio (ottimo);
- gnocchetti verdi con sugo di funghi porcini (molto molto buoni, funghi compresi);
- ravioli freschi al sugo di arrosto di vitello (eccezionali);

e ad un altrettanto valido tris di secondi comprendente:
- puntine di maiale arrosto (saporite e sfiziose);
- vitello arrosto (quello da cui proveniva il sugo dei ravioli, tenerissimo e buonissimo);
- coniglio in umido (ottimo).

Il tutto, contornato da patate arrosto e zucchine.

Da notare che le razioni non sono sporzionate, bensì concordate di volta in volta tra il commensale ed il cameriere di turno che, vassoio e mestolo alla mano, non esita a rifornire ad oltranza i piatti degli affamati.
Purtroppo oltre alla generosità nelle dosi, il personale non spicca per altre particolarità, se non un'eccessiva freddezza che compromette un po' il mio giudizio relativamente al servizio.
In generale comunque è un posto da provare.
Prezzo a persona: 35,00

Ambiente:
Bere:
Mangiare:
Servizio:
Prezzi:
3

   la biula CARPIGNANO SESIA (NO)

Avendo in agenda un simpatico giro tra le cantine aperte dei colli novaresi, ci siamo premuniti di prenotare uno sfizioso pranzo, in zona, che, oltre a rallegrare i nostri palati, potesse metterci in sintonia con il territorio ed allinearci ai sapori ed ai profumi che avevamo scelto come leit-motiv della giornata.
Gironzolo qua e la su internet ed ecco spuntare "La Biula", agriturismo di Carpignano Sesia (lungo la direzione Landiona) che sembra corrispondere ai requisiti richiesti. Chiamo per prenotare e subito la prima sorpresa: in sostanza mi viene detto che il servizio del pranzo al Sabato non è una regola fissa, ma, vista la comitiva che aveva prenotato per la Domenica seguente "costringendo" la Biula ad una consistente attività domenicale, era possibile, oltre che opportuno, offrire, "a rimorchio", il servizio anche al Sabato. Risultato: prenotazione per il pranzo del Sabato con l'intero agriturismo a disposizione mia e della mia golosa compagna, soli ed unici commensali, seduti a pasteggiare a base di leccornie tradizionali campagnole novaresi, all'interno di una grande stanza, dall'alto soffitto a falda spiovente, con grosse travi di legno bruno a vista e latterizio. Pavimento in cotto, camino in pietra alto come me, antico mobiglio folkloristicamente tarmato ad arredare le pareti dagli intonaci freschi ed immacolati. Ringhiere in ferro battuto dividono la sala pranzo da un discreto localino di disimpegno nel quale fanno bella mostra antichi oggetti rurali, degli avi contadini, recuperati dal tempo e sottratti ad una altrimenti immeritata indifferenza.
Due pareti su quattro della sala da pranzo sono ampie vetrate che affacciano sul bel giardino di praticello curato ed alberi da frutta. In questo periodo, ad esempio, il castagno sfoggia i suoi ricci semi aperti e messi a dura prova dai frutti che, dall'interno, scalpitano per vedere la luce. Ovviamente non manca l'orto che fornisce le primizie gustabili a tavola e nemmeno un recinto con due simpatici pony (Pippo e Margherita) che brucano il brucabile e si godono (almeno così pare) l'aria fresca e la tranquillità del luogo.
In questo contesto la gentile padrona di casa ci ha piacevolmente servito una lunga sequela di portate e ricette assai meritevoli che, memoria permettendo, vado a raccontarvi...

Antipasti:
- immancabili i tipici salami della duja, conservati sotto grasso, morbidi, rosei, dall'ottima consistenza sotto i denti, molto buoni e saporiti.
- ottimo il lardo al nebbiolo servito a fettine sottili con una leggera venatura rossiccia che spezza la continuità del bianco immacolato ma non conferisce eccessiva salinità al prodotto.
- molto buoni anche i peperoncini rotondi, dignitosamente piccanti, ripieni al tonno e/o capperi e/o olive, dei quali non ho potuto esimermi dal fare il bis.
- discreti i peperoni in agrodolce
- molto buoni i mitici "friciulin": polpettine di carne, cipolla e prezzemolo in pastella.
- buona la lingua in salsa verde
- buone le melanzane in carpione
Primi:
- buonissimo il risotto alla toma (scelto da noi tra le alternative di risotto al vino, al rosmarino ed ai funghi). Cremoso e mantecato a regola d'arte più che "farsi mangiare" induce obbligatoriamente al bis. Veramente ottimo.
- degni di nota anche i successivi tortelli di magro al burro e salvia.
Secondi:
- carne trita di manzo (in gergo "Tapulone") con polenta taragna. Classico ma senz'altro apprezzabile.
- faraona arrosto (eccezionale) che, vista la consistenza delle portate precedenti, abbiamo deciso di accompagnare ad una fresca insalatina di pomodori (tanto buoni quanto biologici) e basilico.
Dolce:
- pesca al forno guarnita con cioccolato fuso ed amaretti sbriciolati.
Bevande:
- modesto il bianco sfuso della casa
- onesto il rosso
- ottima grappa di nebbiolo(rigorosamente secca)
- goloso il nocino casereccio, denso e sincero come raramente capita di assaggiare.

Le dosi sono generose e gratificanti.
Il tutto alla modica cifra di euro 27 a persona.
Credo proprio che ci ritornerò.

Ambiente:
Bere:
Mangiare:
Servizio:
Prezzi:
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