eliogabalo

   il mulino del cibus CASTELNUOVO MAGRA (SP)

Per me, sarebbe un peccato di omissione definire il “Mulino del Cibus” un locale: nel corso degli anni è diventato un luogo, una convergenza di eventi preziosi, sapidi, indispensabili. Un rifugio dal cattivo gusto – e già questo lo renderebbe una meta obbligata per chi ha bisogno di riossigenarsi la mente. È una miscela di sapori e luci che si imprime nel corpo come una magnifica ossessione, una tavolozza inesauribile di feste papillari e profumi, grazie alla sinestesia armonica di spazio, suoni, competenza, entusiasmo: “un ragionato sregolamento di tutti i sensi”, avrebbe scritto Rimbaud. È un percorso di conoscenza del mangiare e del bere, che evita con saggezza le pretenziosità ansiogene e le prestazioni rigide e codificate di enoteche à la page, privo di leziosità da bon ton pinguinesco così come avulso da qualsiasi volgarità. Sa accoglierti con i suoi maestri di vino e di cucina, letteralmente cordiali, di cuore, sanguigni e appassionati, costruendo un clima di casa, amichevole, che non rischia però mai il tedio dell’abitudine o la caduta nella sciatteria: una battuta sorniona di Carlo o un’intuizione folgorante di Giuliano, nella cornice impeccabile del servizio, sono ingredienti altrettanto essenziali di questo luogo delle proposte culinarie ed enologiche che sa offrire.

Al “Mulino del Cibus” si combina la vivacità della compagnia, con le sue tavolate conviviali allegre eppure mai debordanti, con il tempo sospeso dell’intimità di una cena a due. È un luogo dove è bello entrare, sedersi, guardare, essere guardati. Dove è bandita la brutalità chiassosa dei rumori e dei colori, ma che non cade mai nel tranello finto-chic delle atmosfere ovattate, snob, depressive. È la “circulata melodia” delle meravigliose bottiglie che ti abbracciano, delle vecchie macchine per macinare il grano, della musica mai banale mai invadente, delle parole che sanno accompagnare ed esaltare quello che sta nei piatti e nei bicchieri. Quello che ancora per poco starà nei piatti e nei bicchieri. È sapere di avere a disposizione un porto sicuro, nella semplicità dei gesti e nella complessità delle sensazioni, ma anche il mare aperto della scoperta continua. Ogni volta che si fa sera, vorrei entrare nel “Mulino del Cibus” come si fa in un romanzo felice e avventuroso, per non uscirne mai più. E faccio sempre un po’ fatica a liberarmene. Sì, a pensarci bene un difetto glielo trovo, e anche grave: dovrebbe esser dotato di ingresso a senso unico, senza possibilità di uscita...

Federico Nobili